domenica 28 giugno 2015

Non hanno la valigia di cartone ma a dover emigrare sono sempre i giovani del Sud

I nuovi migranti sono giovani laureati o diplomati, ma provengono sempre dal Sud dell’Italia



   Negli anni Sessanta e Settanta ad emigrare furono soprattutto i contadini ed i giovani del Sud. Per fuggire dalla miseria milioni di meridionali, nella maggior parte dei casi semianalfabeti, si trasferirono dalla campagna nelle città del Nord Italia, nel cosiddetto triangolo industriale: Milano, Torino e Genova. Il boom economico di quegli anni fu opera innanzitutto di quella generazione di lavoratori fatta di povera gente che scappava da una condizione di bisogno e di privazioni. Trattati come ‘terroni’, costretti a vivere in strutture fatiscenti, abituati al sacrificio ed al duro lavoro, seppero adattarsi e con gli anni integrarsi in una realtà sociale completamente diversa da quella da cui erano partiti.
   Oggi i nuovi migranti sono giovani laureati o diplomati, ma sempre provenienti dal Sud dell’Italia. Secondo il Rapporto Giovani 2015, elaborato dall’Istituto Giuseppe Toniolo su un campione di 5000 giovani tra i diciannove ed i trentadue anni, si tratta di una vera e propria fuga di ‘cervelli’. L’84% di giovani meridionali intervistati sono disposti a trasferirsi pur di trovare un’occupazione stabile e circa il 50% di essi è pronto ad andare all’estero pur di migliorare la propria condizione di lavoro.
   Le motivazioni non sono solo occupazionali, quello che spinge tanti giovani ad emigrare è anche la scarsa fiducia nelle istituzioni e nella classe dirigente meridionale. Solo il 16% di essi non è disponibile a trasferirsi, si tratta dei cosiddetti Neet, cioè giovani che non studiano e non lavorano.
   Il nuovo flusso migratorio tende quindi ad impoverire il Mezzogiorno non solo nell’aspetto quantitativo ma anche in quello qualitativo. Vanno via i più istruiti e con maggiori ambizioni e rimangono quelli demotivati che, in attesa di un’occupazione, vivono di sussidi o in famiglia con la misera pensione dei genitori o dei nonni. Il tutto nell’indifferenza delle istituzioni, ma anche questa non è una novità.

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