sabato 30 gennaio 2016

Università: crollo di iscritti al Sud

Fuga dalle università meridionali, Catania maglia nera con una riduzione del numero di matricole dell’81%

di Giovanni Pulvino (@PulvinoGiovanni)

Università di Catania
In dieci anni 65mila matricole in meno, con un calo del 20% dei diplomati che decidono di continuare gli studi. Di questi, 35mila sono negli atenei del Mezzogiorno. Il numero dei docenti è anch’esso diminuito di 11mila unità, il personale tecnico di 13mila unità ed i corsi di studio sono passati da 5.634 a 4.628. Il finanziamento ordinario delle università è diminuito del 22,5%. Tra le città, Catania è maglia nera con una riduzione del numero di matricole dell’81%. Questi dati emergono da uno studio condotto da ‘Fondazione Res’, Istituto di ricerca su economia e società in Sicilia.
Secondo Giancarlo Viesti, che ha curato il rapporto, ‘l’università delle regioni più deboli va rafforzata al massimo e non progressivamente indebolita, come purtroppo si sta facendo negli ultimi anni’. Essa ‘forma le classi dirigenti, trasferisce tecnologie e saperi. Inoltre, specie nelle aree difficili, è anche un presidio di civiltà’.
‘L’Italia - si legge nel rapporto - ha compiuto, nel giro di pochi anni, un disinvestimento molto forte nella sua università’. Ed ancora: ‘la riduzione della spesa e del personale universitario è stata molto maggiore che negli altri comparti dell’intervento pubblico’.
‘Se continuiamo a perdere capitale umano rischiamo la desertificazione assoluta’, ha dichiarato Ivanhoe Lo Bello, vicepresidente di Confindustria e delegato alle politiche sull’Istruzione, ed ha aggiunto: ’Perdere 65mila immatricolati in dieci anni è un segnale preoccupante, soprattutto al Sud. Abbiamo ragazzi scoraggiati, che non hanno le risorse per sostenersi negli studi. Occorrono un investimento serio e luoghi dove i ragazzi possano risiedere e garantire in questo modo la mobilità a basso costo degli studenti.’

martedì 26 gennaio 2016

Muselmann: ‘uomini in dissolvimento’, destinati a non ‘lasciar traccia nella memoria di nessuno’

Tra i sei milioni di deportati sterminati nei campi di concentramento c’erano i Muselmann, gli ultimi tra gli ultimi, uomini e donne rassegnati alla sorte a cui i nazisti li avevano destinati: le camere a gas 

di Giovanni Pulvino (@PulvinoGiovanni)

Häftling: ho imparato che io sono un Häftling. Il mio nome è 174517; siamo stati battezzati, porteremo finché vivremo il marchio tatuato sul braccio sinistro”, così Primo Levi definisce, in ‘Se questo è un uomo’, la sua condizione di deportato ad Auschwitz. I brani che seguono, tratti dalla stessa opera, sono un invito alla lettura ed un monito a non dimenticare la Shoah. 
“Voi che vivete sicuri nelle vostre tiepide case, voi che trovate tornando a sera il cibo caldo e visi amici: considerate se questo è un uomo. Che lavora nel fango, che non conosce pace, che lotta per mezzo pane, che muore per un sì o per un no. Considerate se questa è una donna, senza capelli e senza nome, senza più forza di ricordare, vuoti gli occhi e freddo il grembo, come una rana d’inverno. Meditate che questo è stato: vi comando queste parole. Scolpitele nel vostro cuore, stando in casa andando per via, coricandovi alzandovi, ripetetele ai vostri figli. O vi si sfaccia la casa, la malattia vi impedisca, i vostri nati torcano il viso da voi”.
Primo Levi
ARBEITMACHT FREI (il lavoro rende liberi): “Siamo scesi, ci hanno fatti entrare in una camera vasta e nuda, debolmente riscaldata. Che sete abbiamo! Il debole fruscio dell’acqua dei radiatori ci rende feroci: sono quattro giorni che non beviamo. Eppure c’è un rubinetto: sopra un cartello, che dice che è proibito bere perché l’acqua è inquinata. Sciocchezze, a me pare ovvio che il cartello è una beffa, “essi” sanno che noi moriamo di sete, e ci mettono in una camera e c’è un rubinetto, e Wassertrinken verboten. Io bevo, e incito i compagni a farlo; ma devo sputare, l’acqua è tiepida e dolciastra, ha odore di palude. Questo è l’inferno. Oggi, ai nostri giorni, l’inferno deve essere così, una camera grande e vuota, e noi stanchi di stare in piedi, e c’è un rubinetto che gocciola e l’acqua non si può bere, e noi aspettiamo qualcosa di certamente terribile e non succede niente e continua a non succedere niente. Come pensare? Non si può pensare, è come essere già morti. Qualcuno si siede per terra. Il tempo passa goccia a goccia”.
Deportati ad Auschwitz 
La selezione: “Il Blockältester ha chiuso la porta Tagesraum-dormitorio e ha aperto le altre due che dal Tagestraum e dal dormitorio danno all’esterno. Qui, davanti alle due porte, sta l’arbitro del nostro destino, che è un sottoufficiale delle SS. Ha a destra il Blockältester, a sinistra il furiere della baracca. Ognuno di noi, che esce nudo dal Tagesraum nel freddo dell’aria di ottobre, deve fare di corsa i pochi passi fra le due porte davanti ai tre, consegnare la scheda alla SS e rientrare per la porta del dormitorio. La SS, nella frazione di secondo fra i due passaggi successivi, con uno sguardo di faccia e di scheda all’uomo alla sua destra e all’uomo alla sua sinistra, e questo è la vita o la morte di ciascuno di noi. In tre o quattro minuti una baracca di duecento uomini è ‘fatta’ e nel pomeriggio l’intero campo di dodicimila uomini. Io confitto nel carnaio del Tagesraum, ho sentito gradualmente allentarsi la pressione umana intorno a me, e in breve è stata la mia volta. Come tutti, sono passato con passo energico ed elastico, cercando di tenere la testa alta, il petto in fuori e i muscoli contratti e rilevati. Con la coda dell’occhio ho cercato di vedere alle mie spalle, e mi è parso che la mia scheda sia finita a destra”.
La copertina della prima edizione
di 'Se questo è un uomo'.
Ed. De Silva - Torino 1947
I Muselmann: ‘Esistono tra gli uomini due categorie particolarmente distinte: i salvati e i sommersi. Ma in Lager avviene altrimenti: qui la lotta per sopravvivere è senza remissione, perché ognuno è disperatamente, ferocemente solo. Se un qualunque Null Aschtzehn vacilla, non troverà chi gli porga una mano; bensì qualcuno che lo abbatterà a lato, perché nessuno ha interesse a che un ‘mussulmano’ di più si trascini ogni giorno; e se qualcuno, con un miracolo di selvaggia pazienza e astuzia, troverà una nuova combinazione per defilarsi dal lavoro più duro, una nuova arte che gli frutti qualche grammo di pane, cercherà di tenerne segreto il modo, e di questo sarà stimato e rispettato e ne trarrà un suo esclusivo personale giovamento; diventerà più forte, e perciò sarà temuto, e chi è temuto è, ipso facto, un candidato a sopravvivere. Nella storia e nella vita pare talvolta di discernere una legge feroce, che suona “a chi ha, sarà dato; a chi non ha, a quello sarà tolto”. Nel Lager, dove l’uomo è solo e lotta per la vita si riduce al suo meccanismo primordiale, la legge iniqua è apertamente in vigore, è riconosciuta da tutti. Con gli adatti, con gli individui forti e astuti, i capi stessi mantengono volentieri contatti, talora quasi camerateschi, perché sperano di poterne trarre forse più tardi qualche utilità. Ma ai mussulmani, agli uomini in dissolvimento, non vale la pena di rivolgere la parola, poiché già si sa che si lamenterebbero, e racconterebbero quello che mangiavano a casa loro. E infine, si sa che sono di passaggio, e fra qualche settimana non ne rimarrà che un pugno di cenere in qualche campo non lontano, e su un registro un numero di matricola spuntato. Benché inglobati e trascinati senza requie dalla fila innumerevole dei loro consimili, essi soffrono e si trascinano in una poca intima solitudine, e in solitudine muoiono e scompaiono, senza lasciar traccia nella memoria di nessuno.’


sabato 23 gennaio 2016

Il Mezzogiorno ha perso 575mila posti di lavoro

‘Il problema dell’occupazione è tutto a carico del Sud’, a sostenerlo, nel corso di un convegno organizzato dal Centro Studi Pio La Torre, è il direttore di Svimez, Riccardo Padovani 

di Giovanni Pulvino (@Pulvino Giovanni)


“Dal 2008 al 2014 il Pil della Sicilia ha perso oltre 13 punti percentuali, contro il Centro-Nord che nello stesso periodo ne ha persi 7,4. Se poi si considera il periodo più ampio che va dal 2001 al 2014, il Mezzogiorno ha subito un calo del 9,4, con la Sicilia in testa alla classifica che ha perso ben 9 punti, mentre il Pil del Centro-Nord è cresciuto dell’1,5%”. A dirlo, durante il convegno su ‘Le leggi di stabilità per il Sud e la Sicilia’ organizzato dall’associazione Pio La Torre, è il direttore di Svimez, Riccardo Padovani, che ha aggiunto: ”Il problema dell’occupazione, poi, è tutto a carico del Sud, perché su oltre 811mila posti di lavoro persi in Italia dal 2008 al 2014, il Meridione ha registrato 575mila occupati in meno, mentre il Centro-Nord si è fermato a 80mila posti in meno, con un impatto negativo sette volte maggiore nel Meridione, e questo richiede una politica strategica. Nel 2015 il tasso di disoccupazione al Centro- Nord è stato dell’8,9%, mentre nel Mezzogiorno è più del doppio, supera, cioè, il 20%. Inoltre, il Pil nazionale nel 2015 è cresciuto dello 0,8% al Centro-Nord, mentre al Sud si è fermato allo 0,1%. Se guardiamo agli investimenti fissi lordi, nel Mezzogiorno sono addirittura diminuiti dell’1%, mentre nel resto d’Italia sono aumentati dell’1,5%”.
Pio La Torre
“Serve una strategia complessiva – conclude Padovani - le piccole misure non possono bastare. Un elemento fondamentale è aver ottenuto dall’Unione europea la possibilità di sforamento della clausola di salvaguardia del 3 per cento, che sblocca 5 miliardi di cofinanziamento che, sommati ai fondi strutturali, fanno 11 miliardi in più da spendere, di cui 7 al Sud, a patto che lo si faccia entro il 2016”.
Alla conferenza ha partecipato anche il segretario della Uil, Carmelo Barbagallo che, in riferimento al petrolchimico di Gela, ha detto: ”Se non si rispettano gli accordi, dopo i sacrifici dei lavoratori e le ristrutturazioni, i disagi sociali rischiano di diventare problemi. Bisogna reinvestire a Gela, la chimica verde è una speranza del futuro. Dobbiamo coniugare occupazione con sicurezza e ambiente. Adesso ci tocca anche portare avanti una battaglia in Europa che considera aiuti di Stato gli interventi per risanare i siti”.

venerdì 22 gennaio 2016

Migranti: affondati tre barconi, 45 morti, 20 sono bambini

In poche ore tre barconi carichi di migranti sono naufragati nel mare Egeo causando la morte di 45 persone, 20 erano bambini

di Giovanni Pulvino (@PulvinoGiovanni)

Il primo affondamento è avvenuto a largo dell’isola Farmakonissi, a borgo dell’imbarcazione c’erano 49 migranti, otto di essi sono annegati, sei erano bambini.
Poche ore dopo un altro barcone è naufragato al largo dell’isola di Kalolimnos. Le persone tratte in salvo dalla Guardia costiera sono state 26, i cadaveri recuperati sono stati 34. Incerto il numero di migranti che erano a bordo, i soccorritori stanno continuando le ricerche.
Infine, una terza imbarcazione è affondata al largo della costa turca di Dydyma, finora sono stati recuperati tre corpi di bambini.

martedì 19 gennaio 2016

Inps: aumentano i contratti fissi, record di voucher in Sicilia

Nei primi undici mesi del 2015 si registrano oltre 2,1 milioni di assunzioni a tempo indeterminato, mentre le cessazioni sono state 1,525 milioni, boom di voucher in Sicilia

di Giovanni Pulvino (@PulvinoGiovanni)

Secondo i dati comunicati dall’Osservatorio sul precariato dell’Inps tra gennaio e novembre 2015 il numero complessivo di assunzioni nel settore privato è stato di +444.409, cioè il +9,7%. A crescere son stati innanzitutto i contratti a tempo indeterminato (+37%), mentre quelli a termine sono aumentati dell’1,5%, sono invece diminuite le assunzioni in apprendistato (-44.314, cioè -20%). Le trasformazioni dei contratti a termine con quelli a tempo interminato sono state 469.351, con un aumento, rispetto al 2014, del 25,7%.
A livello territoriale i cambiamenti più rilevanti sono avvenuti nelle regioni del Nord, in particolare in Friuli Venezia Giulia, Veneto e Lombardia.
La variazione netta, cioè il saldo tra assunzioni e cessazioni, ha fatto registrare un miglioramento significativo, con un incremento di 365mila unità. A crescere sono stati i contratti a tempo indeterminato, (oltre 450mila in più) mentre sono diminuiti quelli in apprendistato ed a termine.
L’esonero contributivo ha inciso sul totale dei nuovi rapporti di lavoro a tempo interminato. Sulle nuove assunzioni, che sono state 1.640.630 e le trasformazioni 388.454, esso è stato richiesto per 1.159mila rapporti di lavoro, di cui 889mila sono nuove assunzioni e 269mila sono trasformazioni.
L’Osservatorio ha rilevato anche il notevole incremento dei cosiddetti ‘voucher’. Si tratta di strumenti che consentono ai datori di lavoro di regolarizzare il lavoro di tipo accessorio, cioè il lavoro occasionale. I ‘buoni lavoro’ venduti nei primi undici mesi del 2015 sono stati 102.421.084. Rispetto allo stesso periodo del 2014, l’incremento medio nazionale è stato del 67,5% (61.129.111), la regione che ha fatto registrare l’aumento maggiore è stata la Sicilia con il 97,4%, seguita dalla Liguria (+85,6%), dall’Abruzzo (+83,1%) e dalla Puglia (+83%).

giovedì 14 gennaio 2016

Petrolchimico di Gela: Eni sotto processo per ‘inquinamento ambientale’

A chiedere la condanna dell’azienda sono le famiglie di una trentina di bambini nati malformati, che ritengono sia l’Ente di Stato ad essere responsabile delle patologie dei loro figli 

di Giovanni Pulvino (@PulvinoGiovanni)

Il petrolchimico di Gela
L’Eni è stato citato in giudizio per ‘l’inquinamento ambientale prodotto, in oltre 50 anni di attività, dal suo petrolchimico, con conseguenze pesanti sull’ecosistema e sulle persone’. Delle responsabilità dell’Ente è certa anche l’amministrazione comunale di Gela che si è costituita parte civile ed ha chiesto la creazione di un fondo risarcitorio di 80 milioni di euro.
I periti nominati dal tribunale hanno accertato il legame tra l’inquinamento industriale della raffineria e le malformazioni riscontrate nei bambini gelesi. Inoltre hanno parlato di ‘disastro ambientale permanente’ che avrebbe effetti nocivi sull’uomo.
L’avvocato delle famiglie ricorrenti, Giuseppe Fontanella, ha chiesto il sequestro dei pozzi e degli impianti ancora in esercizio a Gela.
I legali dell’Eni respingono ogni accusa e dichiarano che l’azienda ha rispettato 110 prescrizioni sulle 112 imposte dal ministero per l’ambiente. Inoltre minacciano ‘di far saltare il protocollo d’intesa firmato con il Governo e la Regione per il salvataggio della raffineria di Gela’.

mercoledì 13 gennaio 2016

Crolla l’occupazione nelle costruzioni e nell’industria, mentre cresce nei servizi, ma ad essere penalizzato è sempre il Sud

Diminuita negli ultimi sette anni l’occupazione nel settore delle costruzioni e dell’industria, aumentata invece quella nei servizi, ma si è allargato, ancora di più, il divario tra il Sud ed il Nord del paese

di Giovanni Pulvino (@PulvinoGiovanni)

Il settore delle costruzioni ha fatto registrare il calo più elevato di occupati dal 2008 ad oggi. L’emorragia di addetti nel comparto è stata di 464mila unità ed è continuata anche negli ultimi due anni. A differenza di quanto è avvenuto negli altri settori produttivi dal 2013 sono stati persi altri 64mila900 posti di lavoro. A dirlo è un’elaborazione dei dati Istat fatta dal Centro studi di ImpresaLavoro.
A livello regionale solo in Liguria il numero di addetti del settore è oltre i livelli fatti registrare prima della crisi (+0,94%%), mentre sono diminuiti sensibilmente soprattutto nelle regioni meridionali, in Molise del 46,67%, in Calabria del 39,09% ed in Sicilia del 38,73%.
L’agricoltura ha fatto registrare cali più modesti, con otto regioni che, anzi, hanno incrementato l’occupazione rispetto al 2008. Si tratta di Marche ed Abruzzo con aumenti di oltre il 30%, seguite da Toscana (+17,9%), Sardegna (+13,26%), Lazio (+12,43%) e Friuli Venezia Giulia (+10,96%). Record negativo, invece, per il Molise (-40,49%) e la Puglia (-23,54%).
Nel settore industriale i livelli occupazionali sono ben lontani da quelli pre-crisi in tutte le regioni, ma i cali più consistenti sono avvenuti nel Mezzogiorno. In Sardegna c’è stata una diminuzione del 23,45%, in Calabria del 20,37% ed in Puglia del 20,34%.
E’ cresciuta invece dell'1,74% l’occupazione nei servizi. Dei 267mila nuovi posti di lavoro ben 233mila sono stati creati negli ultimi due anni. A trainare la ripresa dell’occupazione è stato quindi il settore terziario. A livello regionale gli addetti del comparto rispetto al 2008 sono cresciuti nel Lazio del 9,55%, nel Trentino Alto Adige dell’8,54%, in Toscana del 5,43% e nell’Umbria del 4,78%. Cali consistenti, invece, in Abruzzo (-11,46%), Calabria (-9,31%) e Sicilia (-4,40%).

lunedì 11 gennaio 2016

La Camera ha approvato il testo definitivo della riforma costituzionale

La Camera ha approvato con una larga maggioranza il ddl Boschi sulla riforma costituzionale, ecco cosa cambierà

di Giovanni Pulvino (@PulvinoGiovanni)

Maria Elena Boschi
La Camera ha approvato con 367 si, 194 contrari e 5 astenuti il testo sulla riforma della Costituzione. Il Parlamento, come previsto dall’articolo 138 della Costituzione, dovrà pronunciarsi ancora due volte, ma sarà solo per esprimere un ‘si’ o un ‘no’, poi, presumibilmente nel mese di ottobre, seguirà il referendum confermativo.
Vediamo in sintesi cosa cambierà.
La Camera continuerà ad essere composta da 630 deputati e sarà la sola a votare la fiducia al Governo.
Il Senato sarà composto da 5 membri nominati dal Capo dello Stato e da altri 95 eletti dai Consigli Regionali, che sceglieranno 21 sindaci (uno per ogni Regione) e 74 consiglieri-senatori. Dopo la modifica voluta dalla minoranza del Partito democratico saranno i cittadini che, al momento di eleggere i Consigli regionali, indicheranno quali consiglieri saranno anche senatori. In sostanza quella dei Consigli Regionali sarà una ratifica della scelta fatta dagli elettori. Il metodo di elezione sarà quello proporzionale. I nuovi senatori resteranno in carica sette anni ed avranno competenza piena solo sulle leggi costituzionali. Godranno delle stesse immunità dei deputati, pertanto non potranno essere sottoposti ad intercettazioni o essere arrestati senza l’autorizzazione del Senato.
La Camera dei deputati
Sarà riportata sotto la competenza dello Stato la legislazione sull’energia, sulle infrastrutture strategiche e sul sistema nazionale della protezione civile. Inoltre la Camera, su richiesta del Governo potrà, ‘quando lo richiederà la tutela nazionale’, approvare leggi di competenza delle Regioni.
I regolamenti parlamentari dovranno indicare un tempo certo per approvare i ddl del Governo.
Il Presidente della Repubblica sarà eletto dai 630 deputati e dai 100 senatori. Nei primi tre scrutini occorrerà una maggioranza dei due terzi, dal quarto si scenderà a tre quinti, dal settimo sarà sufficiente una maggioranza dei tre quinti dei votanti.
Dei 15 membri della Corte Costituzionale, tre saranno eletti dalla Camera e 2 dal Senato.
Il quorum delle firme sul referendum sarà di 800.000 e per renderlo valido basterà la metà degli elettori delle ultime elezioni politiche.
Sui ddl d’iniziativa popolare le firme necessarie salgono a 150.000, ma i regolamenti della Camera dovranno stabilire tempi certi per il loro esame.
Sarà introdotto il ricorso preventivo sulle leggi elettorali alla Corte Costituzionale su richiesta di un quarto dei componenti della Camera.
Saranno abrogate le Province e il Cnel.

lunedì 4 gennaio 2016

Solo il 14,9% dei distretti industriali si trova nel Mezzogiorno

Nel decennio 2001-2011 è calato il numero dei distretti industriali, ma sono cresciute le loro dimensioni, mentre, a livello territoriale, rimane ampia la distanza tra Nord e Sud del Paese 

di Giovanni Pulvino (@PulvinoGiovanni)

In Italia le aree industriali assorbono circa il 40% dell’occupazione e, anche se il loro numero è calato, nell’ultimo decennio sono rimasti sostanzialmente stabili. A dirlo è l’Istat sulla base dei dati dell’ultimo censimento.
Dal 2001 al 2011  il numero dei distretti industriali è diminuito da 181 a 141, ma è aumentata la loro dimensione e densità territoriale. Anche gli addetti sono aumentati di numero (+1,8%), ed impiegano circa 4,9 milioni di lavoratori. L’incremento ha riguardato tutti i settori (+16,7%), compensando così il calo nel manifatturiero (-21%).
Le principali specializzazioni sono quelle del cosiddetto ‘Made in Italy’. Tra esse spiccano la meccanica, il tessile e l’abbigliamento, i beni per la casa, calzature ed industrie alimentari.
A livello territoriale rimane enorme la distanza tra il Nord ed il Sud del Paese. Le aree industriali si concentrano in Lombardia e Veneto (40,4%) e nel Nord-Est (31,9%). Al Centro sono il 27%, in particolare in Toscana e nelle Marche. Segue il Nord-Ovest (26,2%), mentre sono appena il 14,9% nel Mezzogiorno.

sabato 2 gennaio 2016

Il M5S e la difficile arte della mediazione politica

Nel M5S il numero degli espulsi cresce di giorno in giorno, l’ultimo caso è stato quello del sindaco di Gela Domenico Messinese, le motivazioni addotte sono ‘materiali’, ma anche politiche ed ideologiche  

di Giovanni Pulvino (@PulvinoGiovanni)

Gianroberto Casaleggio e Beppe Grillo
Nei giorni scorsi quattro dei cinque consiglieri del gruppo pentastellato di Gela e tre assessori esonerati dal sindaco hanno accusano la Giunta, in carica da poco più di sei mesi, di aver ceduto ai potentati economici che, affermano, da decenni condizionano la politica della città.
In una nota emessa dal M5S siciliano si legge la motivazione dell’espulsione del primo cittadino: ‘Il sindaco di Gela, Domenico Messinese, è venuto meno agli obblighi assunti con l’accettazione della candidatura e si è dimostrato totalmente fuori asse rispetto ai principi di comportamento degli eletti nel MoVimento 5 Stelle e anche alle politiche ambientali energetiche e occupazionali più accreditate in ambito europeo. Pertanto si pone fuori dal movimento, di cui, da oggi, non fa più parte’.
Domenico Messinese
La vicenda di Gela è simile a quella di altre città amministrate dal M5S, dove alle prime divergenze interne al Movimento sono seguite, spesso, le ‘epurazioni’. Le motivazioni degli allontanamenti sono diverse. Innanzitutto non è ammessa una proposta politica alternativa a quella indicata da Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio. In sostanza da un lato si vuole applicare in modo rigido il principio della democrazia diretta e dall’altro, invece, si vuole impedire ogni forma di dialettica interna. Tra i tanti casi che si sono verificati negli ultimi mesi c’è quello di Walter Rizzetto che è stato espulso per aver invitato il gruppo a ‘parlare e fare autocritica’ dopo il deludente risultato delle regionali in Emilia Romagna e Calabria.
’La politica è l’arte del compromesso’ scriveva Franz Liszt, ma per i grillini non è ammessa nessuna forma di mediazione. I partiti, oltre a rappresentare gli interessi e gli ideali delle varie categorie sociali, dovrebbero avere il compito di colmare la distanza che c’è tra governati e governanti e non limitarsi a sottolineare i vizi degli avversari.
Un’altra spiegazione di questi frequenti ‘cortocircuiti’ è la mancanza di una precisa identità ideologica. ‘Non esistono più una Destra e una Sinistra’, ripetono continuamente leader e sostenitore dei M5S. Per mantenere l’unità del Movimento si nega il fatto che esso ha sostenitori, aderenti, e soprattutto elettori che hanno una provenienza ideologia composita, cioè progressista, moderata e conservatrice.
La compattezza del M5S è fondata sull'antipolitica, ma essa rimane solida solo fino a quando il partito è all'opposizione, mentre tende a sgretolarsi nel momento in cui deve governare. Quando si devono prendere decisioni che incidono nella sfera economica delle diverse categorie sociali torna ad emergere la ‘vecchia’ distinzione tra politiche di Sinistra e di Destra. La disgregazione è, quindi, inevitabile ed è questo quello che è avvenuto a Livorno, a Parma ed a Gela.
Pietro Nenni
Poi ci sono motivazioni per così dire ‘materiali’. Tra queste la mancata restituzione di una parte dello 'stipendio', come nel caso di Serenella Fucksia. A tale proposito basta citare quanto sosteneva già negli anni Sessanta, l’allora segretario del Partito Socialista Italiano, Pietro Nenni: ‘In politica ci sono sempre due categorie di persone: quelli che la fanno e quelli che ne approfittano’. Ancora oggi è così. Si rassegnino, quindi, i sostenitori grillini, perché non bastano le buone intenzioni per impedire che ci siano parlamentari, governatori, sindaci o semplici consiglieri comunali, anche tra i pentastellati, che adoperino la politica per fare i propri interessi anziché quelli dei cittadini.