martedì 28 giugno 2016

Unicef, 69 milioni di bambini rischiano di morire

Entro il 2030 sessantanove milioni di bambini con meno di 5 anni rischiano di morire, a denunciarlo è l’Unicef nel rapporto annuale sulla Condizione dell’infanzia nel mondo 2016 

di Giovanni Pulvino (@PulvinoGiovanni)

Foto da unicef.it
Il rapporto, pubblicato dal Fondo delle Nazioni Unite per l’infanzia ed intitolato ‘La giusta opportunità per ogni bambino’, evidenzia gli importanti progressi che sono stati fatti ma anche che il rischio di morte per milioni di bambini è ancora molo alto. I decessi avvenuti per diverse malattie come pertosse o Aids sono scesi da 5,4 milioni del 2000 a 2,5 milioni del 2015. Tra il 2000 ed il 2014 i morti per morbillo sono diminuiti dell’80% e, dal 1990, il numero di coloro che vivono in uno stato di assoluta povertà si è dimezzato. Tuttavia, questi progressi non sono ancora sufficienti. I bambini più poveri hanno il doppio delle possibilità di morire rispetto a quelli più ricchi e 750 milioni di donne si sposeranno da bambine. Un neonato in Sierra Leone ha una probabilità di morire 30 volte superiore a quella di uno nato nel Regno Unito. 
Foto da commons.wikipedia.org
Nell’Africa Sub Sahariana due bambini su tre vivono in condizioni di povertà estrema. Se le cose non cambieranno, denuncia l’Unicef, entro il 2030 in quest’area del mondo si verificheranno metà dei morti dei 69 milioni ipotizzati dal rapporto, oltre 30 milioni di bambini non frequenterà le scuole e di essi nove su dieci vivranno in condizioni di povertà estrema.
Il quadro per il 2016 è, secondo l’organizzazione delle Nazioni Unite, preoccupante se ‘i governi, i donatori, le organizzazioni internazionali e del mondo economico non accelereranno i propri sforzi a favore dei bisogni di questi bambini. Investire sui più svantaggiati - sottolinea il rapporto - può dare benefici nell'immediato e nel lungo periodo. La diseguaglianza non è permanente o insormontabile’.

lunedì 27 giugno 2016

Istat: ‘Il Pil del Sud Italia torna a crescere dopo 7 anni di cali consecutivi’

Nelle regioni meridionali, dopo sette anni di recessione, tornano ad aumentare il Prodotto interno lordo e l’occupazione 

di Giovanni Pulvino (@PulvinoGiovanni)

L’Istat ha comunicato la stima preliminare del Pil e dell’occupazione nel 2015. La crescita è stata in linea con quella nazionale (+0,8%) nel Nord-est, più modesta nel Centro (+0,2%), e superiore alla media (+1,0%) nel Nord-ovest e nel Mezzogiorno.
Nelle regioni del Nord le performance migliori si registrano nell’industria, mentre nel Centro (+5,6%) e nel Mezzogiorno (+7,3%) nell’agricoltura. Il recupero del Pil nel Sud interrompe sette anni di cali ininterrotti.
L’occupazione è cresciuta, nel 2015, dello 0,6%. A livello territoriale, l’incremento maggiore, si registra nel Mezzogiorno (+1,5%), mentre aumenta dello 0,5% nel Nord-ovest e nel Centro, cala dello 0,5% nel Nord-est. La nuova occupazione è trainata dall’incremento nei settori dall’agricoltura, del commercio, dei trasporti, delle telecomunicazioni e nelle costruzioni.

sabato 25 giugno 2016

La Brexit è una grande opportunità per la nascita degli Stati Uniti d’Europa

La decisione presa dagli elettori inglesi di uscire dall’UE potrebbe essere l’occasione giusta per accelerare l’integrazione tra i 19 Stati dell’Eurozona e per la nascita degli Stati Uniti d’Europa 

di Giovanni Pulvino (@PulvinoGiovanni)

Winston Churchill (foto da wikipedia.org) 
Nel 1952 Winston Churchill disse: ’L’Inghilterra ha due sole strade o diventa la cinquantesima stella della bandiera americana oppure sceglie l’Europa e provvede a costruire la nascita insieme a tutti gli altri Stati del continente’. Con il voto a favore della Brexit i sudditi di sua maestà Elisabetta II hanno deciso di restare da soli con il rischio della disgregazione interna (Scozia e Irlanda del Nord hanno votato per il Remain), in balia della globalizzazione, con una probabile fase di recessione e che l’Europa tratterà come un piccolo mercato di libero scambio, nulla di più. 
In un’intervista rilasciata oggi a Repubblica.it Gregorio De Felice, capo economista di Intesa Sanpaolo, ha dichiarato: ‘Per il futuro dobbiamo guardare alle capacità di reazione della politica europea. Se la sberla inglese avvierà un processo di adeguamento della costruzione europea maggiormente orientata alla crescita, gli effetti finali di Brexit potrebbero essere paradossalmente positivi’. Ed ancora: ‘Il fallimento di Lehman Brothers portò ad una recessione mondiale. Qui siamo di fronte ad uno choc importante che implicherà una fase recessiva per il Regno Unito ma con effetti limitati per l'Eurozona’.
Foto da trend-online.com
Il 52% degli elettori inglesi non ha tenuto conto quanto di positivo è avvenuto nel Vecchio Continente negli ultimi 60 anni. Il mercato economico unico, la Banca Centrale europea, la libera circolazione delle merci e delle persone, un ministro degli esteri comune, un governo comune, sia pure con tanti limiti, una legislazione che tende sempre più ad uniformarsi, l’Euro, il salvataggio degli Stati nazionali (Grecia, Islanda, Portogallo, Spagna e Italia). Ed ancora, dopo secoli di guerre ed odi, la pace ed il dialogo tra i singoli Stati che hanno prodotto sviluppo e benessere e la possibilità, restando uniti, di essere protagonisti nel mondo globalizzato ed interdipendente.
Dal 1992 con la stipulazione del trattato di Maastricht oltre ad essere italiani, francesi, tedeschi, olandesi, spagnoli, ecc., siamo diventati cittadini europei e la delusione dei giovani inglesi, che in massa hanno votato per il Remain, lo dimostra.
La Gran Bretagna è stata per troppi anni una ‘palla al piede’ per un’ulteriore integrazione tra gli Stati membri dell’UE. Oggi è il tempo di fare un passo avanti, l’integrazione istituzionale è urgente ed inevitabile. Tutto dipenderà dalla volontà politica dei principali leader europei: Angela Merkel, François Hollande e Matteo Renzi. Essa dovrebbe avvenire tra i 19 Stati che hanno aderito alla moneta comune, l’Euro, e dovrebbe portare alla nascita di un governo dell’Europa che traghetti l’Ue negli Stati Uniti d’Europa.
La Brexit nell’immediato sta avendo un impatto negativo sul sistema finanziario ma nel medio periodo potrebbe essere una grande opportunità d’integrazione politica ed istituzionale per gli Stati del Vecchio Continente e per i loro cittadini.

lunedì 20 giugno 2016

Elezioni amministrative: tra i due litiganti il terzo gode

I risultati dei ballottaggi delle elezioni amministrative di ieri hanno sancito la vittoria del M5S e la sconfitta del Pd e del Centrodestra, ecco alcune ipotesi sul suo significato politico

di Giovanni Pulvino (@PulvinoGiovanni)

Virginia Raggi e Chiara Appendino (foto da lettera43.it)
La vittoria di Virginia Raggi a Roma era stata prevista da tutti gli opinionisti politici. La sua elezione è stata favorita dalla disastrosa amministrazione di Ignazio Marino, dalla confusione che ha regnato per mesi negli altri partiti e, soprattutto, dallo ‘scarso’ spessore politico dei candidati che le contendevano la carica di sindaco. Ha sorpreso invece la debacle nel capoluogo piemontese del sindaco uscente, Piero Fassino. L’elezione di Chiara Appendino a Primo cittadino di Torino è sintomatica per comprendere le ragioni politiche che hanno determinato questo ‘terremoto’ politico. 
Al candidato del Pd è stato riconosciuto il buon governo della città piemontese, ma nonostante ciò ha perso, perché? La spiegazione data dall’esponente democratico è la seguente: nel ballottaggio i voti del Centrodestra sono confluiti sulla candidata del M5s, mentre il candidato del Pd ha ottenuto gli stessi voti presi nel primo turno.
Stefano Parisi e Giuseppe Sala (foto da l'inkiesta.it)
L’analisi di Piero Fassino è corretta ma incompleta. Quello che è successo a Torino è simile a ciò che è avvenuto in altre città. Il primo caso fu a Parma, quando al ballottaggio i voti della Destra consentirono l’elezione di Federico Pinzarotti. Tuttavia, per capire dobbiamo porci un'altra domanda: perché a Milano il M5S non è andato neanche al ballottaggio? Se paragoniamo le vicende politiche delle due città notiamo che nel capoluogo piemontese il Centrosinistra è diviso, mentre a Milano si è presentato compatto. Lo stesso vale per il Centrodestra. A Roma, a Napoli, ed in tante altre città di medie dimensioni le divisioni sono state ancora più evidenti.
La conclusine politica è ovvia: Destra e Sinistra divise favoriscono il M5S. Invece, laddove i due schieramenti storici si presentano compatti i grillini tornano ad essere un entità insignificante o tutt'al più un consistente ma inutile movimento di opinione.
Questa considerazione vale soprattutto per il Partito democratico. Matteo Renzi sta facendo gli stessi errori che fece nel 2008 Walter Veltroni, quando ritenne di poter conquistare i voti moderati relegando la Sinistra del partito in un angolo. In quella tornata elettorale il Pd ottenne un buon risultato ma perse le elezioni con oltre il 10% di distacco dal Centrodestra. Oggi il partito di Matteo Renzi, se non cambia verso, rischia di fare la stessa fine, ma stavolta sarà a vantaggio del movimento di Beppe Grillo.

sabato 18 giugno 2016

Roghi Sicilia, Crocetta: ‘Siamo di fronte a un attacco mafioso’

Ieri la denuncia della natura dolosa degli incendi divampati in molti comuni della Sicilia era stata fatta da Giuseppe Antoci, oggi è stata ribadita dal presidente della regione Sicilia, Rosario Crocetta

di Giovanni Pulvino (@PulvinoGiovanni)

Rosario Crocetta (foto da palermomania.it)
‘C'è un attacco politico mafioso dietro questi incendi, l'obiettivo non sono solo i boschi e la speculazione edilizia’. Questo è quanto ha dichiarato in una conferenza stampa tenuta oggi a Palermo il Presidente della regione Sicilia, Rosario Crocetta.
Insomma i roghi che ieri hanno devastato il territorio dei Nebrodi e delle Madonie non sarebbero dovuti al forte scirocco, ma ad una strategia delle Agromafie che da sempre operano nell’isola. Secondo il Governatore: ‘C'è stata un'aggressione sul territorio con 800 focolai contemporaneamente’. Ed ha aggiunto:’E' un disegno preciso politico, affaristico, criminale della mafia ma anche un attacco a un governo, che combatte la mafia. Siamo di fronte a un attacco mafioso spaventoso’.

venerdì 17 giugno 2016

Giuseppe Antoci: ‘L’autocombustione è un favoletta’


Per il presidente del Parco dei Nebrodi gli incendi sviluppatisi ieri su gran parte del territorio dei Nebrodi sono dolosi

di Giovanni Pulvino (@PulvinoGiovanni)


Foto da anni60news.com
"All'autocombustione credono solo i bambini. E' una favoletta. Soprattutto se si considera che ci sono state decine di incendi contemporaneamente. Non è possibile che tutta l'Isola prenda fuoco per caso nello stesso momento". Questo è quanto ha dichiarato all’Ansa il Presidente del parco dei Nebrodi Giuseppe Antoci.
Ed ha aggiunto: "Il territorio è stato massacrato. Io sono certo che ci sia dolo e so anche che sarà difficilissimo provarlo, perché usano mille tecniche diverse, alcune impossibili da smascherare come dare fuoco agli animali che, scappando, poi diffondono le fiamme".
Giuseppe Antoci
Ieri numerosi incendi hanno bruciato il territorio nei comuni di Capo d'Orlando, S. Agata Militello, Naso, Torrenova, Militello Rosmarino, Tusa, Mistretta, Motta d’Affermo, S. Stefano di Camastra. Per tutto il giorno, i vigili del fuoco, i carabinieri ed il Corpo di vigilanza del Parco sono stati impegnati nelle operazioni di spegnimento.
A causa dei roghi l’autostrada A20 è stata chiusa nel tratto tra Rocca di Caprileone e S. Stefano di Camastra, la corrente elettrica e le linee telefoniche hanno subito diverse interruzioni, per tutto il giorno l’aria è stata irrespirabile sia per il forte vento di scirocco che per l’odore acre provocato dagli incendi, numerose pietre ed i resti degli alberi bruciati sono caduti sulla strada statale, l’unica via percorribile dagli automobilisti.
Per il presidente del Parco dei Nebrodi, Giuseppe Antoci, vittima poche settimane fa di un attentato mafioso, non ci sono dubbi gli incendi sono stati opera della agromafie che da tempo operano nell’area: "Noi, qui al parco faremo la guerra ai piromani. Metteremo telecamere, controlleremo ogni centimetro e se se ne prenderà qualcuno, ci costituiremo parte civile. Non daremo tregua a chi incendia le nostre terre, sarà guerra spietata fin quando non verranno assicurati alla giustizia".