giovedì 26 gennaio 2017

‘Il numero non era, ormai, che il nostro unico nome, io divenni il n. 75181’

‘Il dottor Mengele era l’anima nera del lager, un sadico crudele e spietato, che si divertiva a torturare migliaia di vittime con i suoi tenebrosi ‘esperimenti’

di Giovanni Pulvino (@PulvinoGiovanni)


Auschwitz - (foto da wikipedia.org)
Nel dicembre del 1943 Sofia Schafranov, medico di origine russa, fu arrestata a Sondalo in provincia di Sondrio. Dopo alcuni giorni di prigionia trascorsi a San Vittore fu deportata ad Auschwitz insieme ad altri 1200 ebrei italiani. Ecco alcuni brani tratti da I campi della morte’ che narrano il suo calvario durato due anni, fino alla liberazione avvenuta il 15 maggio del 1945.
Il Revier. ‘Io e Bianca Marpurgo fummo destinate al Revier o lazzaretto di Birkenau… Quelle ammalate non erano che dei cadaveri viventi, quando erano viventi; degli esseri in cui non vi era più nulla di umano, all’infuori di un disperato sconforto dipinto sui volti macilenti ed esangui ….. Erano tutte giovani donne dai diciotto ai venticinque anni, ma non avevano più età; erano tutte coperte di ascessi, di ulcere, di eczemi purulenti, prodotti dalla scabbia; la loro pelle era una sola crosta ……. Altre presentavano in varie parti della persona, soprattutto nelle gambe, morsicature paurose; erano state azzannate dai feroci cani di scorta, mentre, recandosi al lavoro, cadevano a terra estenuate. Di queste infelici ne arrivavano al reparto da dieci a venti al giorno. Almeno trenta disgraziate giacevano già morte sulle cuccette e accanto ai cadaveri giacevano quelle che ancora erano in vita.
Stazione di Milano - Binario 21
(foto da michele-ciani.com)
La macellaia. ‘Ed io ho visto come, con i mezzi di cui disponeva, ella curava le sue ammalate. Tagliava gli ascessi con un semplice coltello da cucina, operando come una macellaia, sotto gli urli disperati delle pazienti. Ma si era abituata anche lei a questa specie di assassinio premeditato’.
Le selezioni. ‘Per sfoltire il Revier, di quando in quando, solitamente ogni settimana o dieci giorni, si procedeva alle ‘selezioni’. I medici tedeschi passavano rapidamente in rassegna le ammalate e, talvolta basandosi sui rapporti delle dottoresse, più spesso al loro proprio giudizio, facevano piazza pulita condannando le incurabili alla cremazione’.
Copertina del libro - (foto da paolinestore.it)
‘Il dottor Mengele, sui trentacinque anni, biondo anche lui, alto, robusto, di bella presenza, ma con nel volto ben pasciuto e nello sguardo sfuggente qualcosa di repulsivo. Quando egli parlava, non guardava mai in faccia i suoi interlocutori, quasi temesse che nei suoi occhi si potessero leggere chissà quali mostruosi segreti. Era l’anima nera del lager, un sadico crudele e spietato , che si divertiva a torturare migliaia di vittime con i suoi tenebrosi ‘esperimenti’. Sembrava che fosse specializzato, soprattutto, in ricerche scientifiche sui gemelli ….  Per noi, il dottor Mengele era un orco. Quando egli giungeva nel Block, io e le mie colleghe c’impalavamo sugli attenti e abbassavamo riverenti il capo alle sue contumelie. … le selezioni  a cui egli presiedeva erano spietate …'.
‘Alle camere di asfissia erano addetti dei deportati che eseguivano la macabra incombenza non certamente per loro volontà, tanto più che il loro ufficio durava soltanto due mesi durante i quali erano tenuti segregati, per poi finire essi pure in quelle stesse camere ed essere sostituiti da altri operatori, perché il segreto di quelle camere e di quelle torture non  trapelasse ….. Veniva simulata una doccia alle vittime, per quanto queste sapessero, ormai, di che genere di doccia si trattasse, si fornivano perfino un asciugamano e un pezzo di sapone; dopo di che, erano fatte denudare e venivano cacciate in basse camere di cemento, ermeticamente chiuse: venticinque o trenta persone per camera. Al soffitto erano applicati dei rubinetti, da dove, invece di acqua, era irrorato del gas tossico. Spesso, l’irrorazione era scarsa e l’azione del gas non era abbastanza efficace, cosicché le vittime venivano gettate nei forni ancora vive’. La liberazione. ‘Non si vedevano più che poche tedesche, ed erano diventate tutte, improvvisamente, gentili e servizievoli. C’erano delle volte in cui ero perfino la ‘signora dottoressa’. Poi, un bel giorno, scomparvero esse pure. Era il 15 maggio. Vi sono delle date che restano impresse in eterno nella memoria. A Milano, nessuno dimenticherà mai la data del 25 aprile; io non dimenticherò mai quella del 15 maggio. Né dimenticherò quell’istante in cui alcune donna irruppero nel Block, in cui io mi trovavo, e ci annunziarono, piangendo, che erano arrivati gli americani. .... Eravamo salve; anzi, eravamo salvi: perché non c’erano più campo maschile e campo femminile: c’era una sola moltitudine in festa, che benediva la libertà riconquistata, che ritrovava la propria dignità umana, che invocava – e invoca ancora – giustizia e vendetta’.

Fonte I campi della morte di Alberto Cavaliere (paolinestore.it)

venerdì 20 gennaio 2017

I Fasci siciliani dei lavoratori e la strage di Caltavuturo

‘Un bastone tutti lo rompono, ma un fascio di bastoni chi lo rompe?’, così un dirigente dell’associazione spiegò il nome dei Fasci dei lavoratori, il movimento popolare che si è sviluppato in Sicilia tra il 1891 ed il 1894 

di Giovanni Pulvino (@PulvinoGiovanni)

Il largo dove avvenne la strage di Caltavuturo 
il 20 gennaio 1893 (foto da palermo.anpi.it)
I Fasci siciliani dei lavoratori erano un movimento di massa d’ispirazione ‘socialista’, ma che avevano un chiaro intento ‘secessionista.’ Gli storici affermano che vi presero parte tra i 300 ed i 400 mila siciliani su una popolazione di circa 3 milioni e 300 mila persone. Protagonisti non furono solo contadini ed operai, ma anche artigiani, insegnanti, professionisti. I braccianti, che da sempre erano pagati a giornata con miseri salari, ed i mezzadri, a cui toccava solo una piccola parte dei raccolti, chiedevano paghe più alte e migliori condizioni di lavoro. Allora si lavorava ‘suli a suli’, dal sorgere al calare del sole e spesso i braccianti dovevano fare diversi chilometri di strada per raggiungere i luoghi di lavoro. I partecipanti al movimento chiedevano anche il diritto di voto. Fin dal 1861, con la nascita dello Stato unitario esso era concesso solo all’1,9% della popolazione, su 22 milioni di italiani potevano esercitare tale diritto meno di 400 mila persone, quelle cioè che avevano un certo reddito e un titolo di studio.
Francesco Crispi
(foto da en.wikipedia.org)
I Fasci erano presenti in tutte le grandi città dell’isola ed operavano sul territorio in contrapposizione al potere esercitato dai gruppi mafiosi. Tra gli iscritti c’erano donne e ragazzi. A Modica c’era una sezione di ‘Figli del Fascio. A San Giuseppe Jato c’era un piccolo Fascio di ragazzi da 6 a 12 anni. A Grotte un ragazzo di 12 anni venne arrestato solo perché parlava pubblicamente di socialismo ai suoi coetanei. A Piana su una popolazione di 9.000 abitanti gli iscritti al Fascio erano 2.500 uomini e mille donne, la cui prima attività fu di imparare a leggere e scrivere. Ad una manifestazione una militante portabandiera affrontò i soldati che erano con le armi spianate dicendo: ’Avreste il coraggio di tirare contro di noi?’, i soldati abbassarono le armi. A Milocca (Milena) quando i membri del consiglio direttivo furono imprigionati, 500 donne assaltarono la caserma, s'impadronirono delle armi e liberarono i prigionieri. Il 20 gennaio 1893 a Caltavuturo, in provincia di Palermo, soldati e carabinieri spararono su 500 contadini che, di ritorno da un’occupazione simbolica di alcune terre del demanio, si erano limitati a chiedere un incontro con il Sindaco. ‘Picciotti, chi c’è carnivalata’, grido dalla finestra il segretario del Comune. Ci furono 13 morti e molti feriti. ‘I cadaveri furono lasciati sulla strada fino a notte, in pasto ai cani e non fu permesso di soccorrere i feriti’. Ci fu un’inchiesta per l’eccidio, ma il segretario comunale e gli altri impiegati dapprima sospesi furono successivamente reintegrati nell’incarico.
Processo ai capi dei Fasci siciliani, aprile 1894
(foto da wikiwand.com)
Il movimento fu disperso da un duro intervento militare del governo del siciliano Francesco Crispi, ma già nel 1893 Giolitti aveva ordinato una schedatura dei soci dei Fasci, fu la prima dello Stato italiano. I morti furono circa 90. Le condanne che seguirono furono pesantissime. I leader arrestati o mandati al confino.  Negli anni successivi in Sicilia ci fu un grande flusso migratorio. In un decennio circa un milione di persone partirono per il continente o all’estero. Le lotte dei contadini e della parte più povera della popolazione siciliana vennero, ancora una volta, soffocate nel sangue. I tentativi di emancipazione, oltre che con i Fasci del 1891, sono stati repressi nel 1860 ad opera delle truppe garibaldine, nel secondo dopoguerra con l’assassinio  di numerosi sindacalisti e, il primo maggio del 1947, con l’eccidio di Portella della Ginestra, ed ancora negli anni Ottanta e Novanta del secolo scorso con l’uccisione di magistrati e tutori dell’ordine ed oggi con il racket ed il controllo capillare del territorio da parte delle organizzazioni mafiose. L’obiettivo è sempre lo stesso: mantenere lo ‘status quo’ per assicurare il potere a ‘Cosa nostra’ e agli ‘amici degli amici’. Il tutto nell’indifferenza e, spesso, con la complicità delle istituzioni. Condizione, questa, che ha condannato la Sicilia al sottosviluppo economico e sociale ed i siciliani onesti a subire i soprusi e le angherie delle organizzazioni criminali.


lunedì 16 gennaio 2017

Oxfam: ‘I ricchi sono sempre più ricchi’

Il rapporto sulle disuguaglianze pubblicato da Oxfam mostra come ‘la metà più povera del pianeta è ancora più povera di quanto calcolato in passato’

di Giovanni Pulvino (@PulvinoGiovanni)

Foto da oxfamitalia.org
In Italia l’1% della popolazione possiede il 26% della ricchezza nazionale, che è oltre 30 volte la ricchezza del 30% più povero. I primi 7 miliardari italiani possiedono più ricchezza del 30% più povero. Tra il 1998 ed il 2011, il 10% più ricco ha accumulato un incremento superiore a quello della metà più povera degli italiani. L’1% della popolazione mondiale possiede dal 2015 più ricchezza del restante 99%. Otto persone possiedono la stessa ricchezza netta (426 miliardi di dollari) dei 3,6 miliardi di persone più povere del mondo, mentre 1 persona su 10 vive con meno di 2 dollari al giorno. Secondo Oxfam ‘1/3 della ricchezza dei miliardari è dovuta a eredità, mentre il 43% a relazioni clientelari.’ Ed ancora: ‘Ovunque nel mondo i governi continuano a tagliare le tasse su corporation e individui abbienti’.
Foto da forexinfo.it
Roberto Barbieri, direttore generale di Oxfam Italia, ha dichiarato: “I servizi pubblici essenziali come sanità e istruzione subiscono tagli, ma a multinazionali e super ricchi è permesso di eludere impunemente il fisco. La voce del 99% rimane inascoltata perché i governi mostrano di non essere in grado di combattere l’estrema disuguaglianza, continuando a fare gli interessi dell’1% più ricco: le grandi corporation e le élites più prospere”. Agire contro le disuguaglianze è difficile, ma non impossibile. Secondo Oxfam sono necessarie politiche occupazionali che garantiscono un salario dignitoso, un sistema di tassazione più progressivo, servizi pubblici di qualità, uno sviluppo che rispetti l’ambiente, un reale ascolto dei bisogni dei cittadini e non solo degli interessi di alcune élites privilegiate. Se si continuerà con queste politiche economiche nei prossimi 25 anni potremmo avere, conclude il rapporto, ‘il primo ‘trillionaire’, vale a dire un individuo che possiederà più di 1000 miliardi di dollari, una cifra che si consuma solo spendendo un milioni di dollari al giorno per 2.738 anni’.

giovedì 12 gennaio 2017

Gli ‘yesmen’ del M5s e l’utopia della democrazia diretta

Le ultime decisioni prese dal M5S con il consenso quasi unanime degli iscritti al blog di Beppe Grillo evidenziano una scarsa coerenza in molti sostenitori ed una preoccupante mancanza di dialettica politica interna al MoVimento

di Giovanni Pulvino (@PulvinoGiovanni)

Beppe Grillo e Davide Casaleggio
(foto da corsera.it)
Le vicissitudini della giunta romana di Virginia Raggi stanno preoccupando i vertici dei pentastellati a tal punto da proporre e far approvare ai militanti una sostanziale modifica del Codice di comportamento interno al MoVimento. Le nuove disposizioni non prevedono più in modo automatico la sospensione o l’espulsione dei militanti raggiunti da un avviso di garanzia. A decidere, ora, sarà una commissione etica (probiviri) sotto la 'supervisione' di Beppe Grillo e Davide Casaleggio. In altre parole, l’esclusione non sarà più immediata, ma la decisione sarà presa, di volta in volta, da una commissione interna al M5S. La stessa procedura utilizzata dagli altri partiti.
Foto da masadaweb.org
La votazione sull’adesione all’Alde (Alliance of Liberals and Democrats for Europe), gruppo politico del Parlamento europeo d’ispirazione liberale, ha sorpreso opinionisti e sostenitori a tal punto che il ‘matrimonio‘ non si è fatto, ma non per volontà del M5S bensì per il ‘ripensamento’ degli stessi liberali che hanno declinato la proposta.
I cambiamenti di linea politica del M5S non solo non sono sorprendenti, ma sono anche inevitabili se il MoVimento si vuole candidare al Governo del Paese. Quello che meraviglia e preoccupa è la facilità con cui i sostenitori grillini cambiano opinione se lo chiede il 'Capo'. Un popolo di ‘yesmen’ (termine usato da un ex grillino come il Sindaco di Parma Federico Pizzarotti), ecco cosa sembrano gli iscritti al blog di Beppe Grillo. Si tratta di poche decine di migliaia di elettori, nell’ultima votazione sono stati circa 40.000. Una ristretta minoranza se si considera che il popolo italiano, secondo l’ultimo censimento, è composto da circa 60 milioni di cittadini. Se è questa la democrazia diretta di cui si vantano i grillini allora, forse, è meglio quella rappresentativa che come diceva Winston Churchill: ‘E’ la peggior forma di governo, eccenzion fatta per tutte quelle altre forme che si sono sperimentate finora’.

venerdì 6 gennaio 2017

Vibo Valentia, tasso di occupazione al 35,8%, mentre a Bolzano è al 71,4%

Il Report pubblicato dalla Fondazione dei consulenti del lavoro conferma l’enorme divario economico che c’è tra il Nord e il Sud Italia

di Giovanni Pulvino (@PulvinoGiovanni)

Foto da zoom24.it
Bolzano è la provincia italiana con il tasso di occupazione più alto (71,4%), mentre Vibo Valentia è quella con la percentuale più bassa (35,8%). A sostenerlo è il Report pubblicato dalla Fondazione studi dei consulenti del lavoro che ha elaborato i dati Istat sul 2015. Crotone registra il più alto tasso di disoccupazione in generale (32,2%), quasi il triplo della media nazionale, mentre è Cosenza la città con il più alto tasso di disoccupazione giovanile femminile (84,4%). Nelle grandi città – sottolineano i consulenti – il tasso di occupazione degli stranieri (66,6%) è in media, nei 13 grandi comuni considerati, superiore di 9 punti rispetto a quello degli italiani (57,4%). Il divario più alto è a Napoli, dove si registra un tasso di occupazione degli stranieri del 58,3%, di ventiquattro punti superiore a quello degli italiani nel comune (34,8%). I dati sugli immigrati non devono meravigliare. Gli stranieri per rimanere legalmente in Italia devono avere un lavoro formalmente regolare ed è per questo che sono disposti a svolgere qualunque mansione pur di avere un contratto di lavoro. Inoltre, il Report è un’ulteriore conferma dell’enorme distanza economica che c’è tra le diverse aree del Paese. Un Sud sempre più in difficoltà, mentre al Settentrione si vive, nonostante la stagnazione, nel benessere. Ma questo divario non è certo una novità.