venerdì 11 agosto 2017

12 agosto 1943 la divisione Hermann Göring irrompe a Castiglione di Sicilia 'sparando contro chiunque si parasse davanti'

Dimenticata fino al 2002 la strage nazifascista di Castiglione di Sicilia è la prima di una lunga serie di eccidi compiuti sul territorio italiano tra il 1943 ed il 1945 

di Giovanni Pulvino (@PulvinoGiovanni)

Carristi della divisione Hermann Goring
(foto da milocca.wordpress.com)
‘Nel corso dell'ultimo conflitto mondiale fu teatro di una feroce rappresaglia tedesca che provocò la morte di sedici civili ed il saccheggio di numerose abitazioni. 12 agosto 1943 - CastiglioneG di Sicilia (CT)’. E’ questa la motivazione con cui il 16 settembre del 2002 l’allora presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi, conferì alla cittadina siciliana la medaglia al valor civile.
Foto da sitocomunista.it
Il 12 agosto del 1943 il governo Badoglio non aveva ancora stipulato l’armistizio di Cassibile e, pertanto, l’Italia era ancora alleata della Germania nazista. Intanto, le truppe dell’asse erano già sbarcate in Sicilia ed incalzavano l’esercito tedesco e quello italiano. Nel corso della ritirata verso Messina la divisione Hermann Göring, considerata tra i maggiori responsabili dei crimini di guerra commessi in Italia dai nazisti, era accampata in contrada Sciambro, nelle campagne di Castiglione di Sicilia. In quei giorni, i tedeschi requisirono tutto quello che poteva servire per raggiungere la città dello Stretto. Biciclette, carretti, animali da soma, armi e viveri, mentre i residenti cercavano di difendere quel poco che gli rimaneva per sopravvivere.
Nella tarda serata del 10 agosto del 1943 fu rubato un camion tedesco carico di generi alimentari o, secondo un'altra tesi, furono uccisi cinque militari tedeschi. La reazione dei nazisti, qualunque sia stata la motivazione, non si fece attendere, all’alba del dodici ‘un ufficiale al comando di un autocarro con 40 militari scortati da un carro armato irruppero nella cittadina sparando contro chiunque si parasse davanti’. I soldati entrarono nelle case prendendo a calci gli uomini e percuotendoli con i fucili. ‘Una donna fu buttata giù da un balcone e lasciata sul selciato con le gambe rotte’. La spietatezza dell’azione di rappresaglia è raccontata nei dettagli in un articolo pubblicato il 4 ottobre 1943 sul Corriere di Sicilia da un testimone del tempo Nicola Tuccari: ‘Un giovane di diciassette anni giaceva sulla soglia di casa, accanto ad un settantenne, trascinandosi morente fin presso ad un letto; la stessa mano che aveva colpito uno nell'atto d'arrendersi, insistendo poi contro il corpo martoriato prono nel suo sangue, crivellò il capo canuto di un ottuagenario inebetito; e non si permise che un padre, ucciso a tradimento da dietro una porta, fosse sostenuto moribondo dal figlio che l'aveva visto colpire: il giovane ancora imbrattato del sangue paterno fu spinto fra gli ostaggi’.
Monumento in ricordo delle vittime del 12 agosto 1943
(foto da anpicatania.wordpress.com)
Al alcuni spararono perché tentavano di fuggire. Un uomo fu ucciso perché non rispettava l’ordine di non muoversi, ma il soldato tedesco non sapeva che aveva di fronte un sordomuto. La ferocia nazista durò mezz’ora, i morti furono 16 ed i feriti 20. Il commando prese in ostaggio con l’intenzione di fucilarli per rappresaglia circa 300 uomini, tra loro c’erano bambini ed anziani. Un testimone ricorda che furono rinchiusi per tre giorni in un torrione detto Cannizzu. Gli ostaggi furono liberati solo grazie alla mediazione di alcune suore che vivevano nell’Istituto Regina Margherita. Ecco cosa scrisse sui motivi dell’azione nazista suor Anna Amelia Casini dell’ordine delle figlie di Sant’Anna: Siccome nel tempo in cui i tedeschi si trovavano a Castiglione... i paesani avevano ucciso cinque tedeschi perché devastavano le campagne e spadroneggiavano a più non posso..., quindi per cinque dei loro morti ne dovevano uccidere trecento’. Suor Emilia racconta invece la trattativa per liberare i prigionieri: ‘L'interprete girava intorno al capitano con insistenza ripetendo le stesse parole: i colpevoli sono fuggiti! Ma il capitano gridava: cinque me ne hanno uccisi, fucilateli subito’. Rivela anche di essersi offerta di morire in cambio di tutti gli ostaggi. Quel gesto fece cambiare idea al comandante tedesco che decise di liberare i prigionieri.
La strage di Castiglione, oltre ad essere la prima in Italia, è dirimente anche perchè i comandanti dell’esercito italiano e delle autorità fasciste allora ancora alleati con i tedeschi non intervennero per impedire il massacro di civili inermi e, purtroppo, quello fu solo l’inizio di una lunga serie di eccidi nazifascisti che insanguinarono il nostro paese fino alla Liberazione, avvenuta il 25 aprile del 1945.

Fonte wikipedia.org

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