martedì 27 febbraio 2018

La legge del contrappasso di Matteo Renzi si chiama Rosatellum

Il sistema elettorale con cui andremo al voto il 4 marzo è stato concepito per favorire un governo di ‘larghe intese’, ma potrebbe trasformarsi nell’ennesima sconfitta elettorale del Pd di Matteo Renzi

di Giovanni Pulvino (@PulvinoGiovanni)

Matteo Renzi e Silvio Berlusconi - (da globalist.it)
Nelle prossime elezioni politiche agli elettori che si recheranno alle urne per esercitare il loro diritto voto saranno consegnate due schede, una per la Camera dei deputati ed una per il Senato della Repubblica. Per evitare che esse siano annullate basterà mettere su ognuna di esse un solo segno sul candidato o sul simbolo della lista che s’intende votare. Questo è sufficiente perché, nella quota proporzionale, le liste sono bloccate. I canditati, infatti, non saranno eletti in base al numero di voti ottenuti, ma secondo l’ordine con cui essi sono stati inseriti nell’elenco e, ovviamente, se si rientra nel numero di seggi che saranno attribuiti alla lista. Inoltre, il voto disgiunto non è ammesso, le schede con l’indicazione di un simbolo per il proporzionale ed un altro per il maggioritario saranno annullate.
Fac simile della scheda elettorale - (da interno.gov.it)
Con questo meccanismo molti consensi andranno ad aggiungersi ad una lista diversa da quella indicata dagli elettori. E’ una vera e propria ‘furbata’, perché i voti ottenuti dai partiti più piccoli, quelli che non raggiungeranno lo sbarramento del 3%, finiranno per essere attribuiti alla formazione politica più grande della coalizione. I consensi ottenuti dai radicali (+Europa), ad esempio, potrebbero eleggere un rappresentante di Civica popolare di Beatrice Lorenzin e viceversa, ma soprattutto favoriranno i candidati del Partito democratico. Lo stesso avverrà con i ‘cespugli’ del Centrodestra. Il sistema elettorale voluto dal segretario del Pd, Matteo Renzi, e votato da Forza Italia e dalla Lega (i soli, peraltro, che si avvantaggeranno del sistema nella quota maggioritaria) è poco democratico. L’obiettivo era ed è quello di imporre un meccanismo che consenta ‘solo’ un governo di ‘larghe intese’. Le liste bloccate, l’impossibilità del voto disgiunto ed un sistema che renda difficile ad un partito o ad una coalizione il raggiungimento della maggioranza assoluta nelle due Camere, ma che, nello stesso tempo, renda possibile un esecutivo di ‘larghe intese’, è stato realizzato perché ritenuto funzionale alle ambizioni politiche di Matteo Renzi. L’ex sindaco di Firenze ha emarginato la Sinistra interna, ma per completare il disegno politico Silvio Berlusconi deve fare altrettanto con l’ala destra della sua coalizione. Lo scopo è di riaffermare un governo centrista, e magari, successivamente, unire le forze per costruire una nuova formazione moderata onnicomprensiva, come ai tempi della Democrazia cristiana. Ma il segretario del Pd non ha fatto bene i conti e potrebbe subire l’ennesima sconfitta elettorale e con lui tutta la Sinistra. Oggi l’ipotesi più probabile è, com’è avvenuto il 5 novembre scorso in Sicilia, una vittoria della coalizione di Centrodestra, sia pure con numeri risicati. L’alternativa potrebbe essere quella che il presidente della Commissione europea, Jean Claude Juncker, definisce ‘l’inoperatività del governo italiano’, vale a  dire la necessità di formare un governo del Presidente con il solo scopo di tornare, in tempi brevi, alle urne.

giovedì 15 febbraio 2018

700 mila italiani in pensione dal 1982 e 470 mila dal 1980

Due pesi e due misure. Il sistema previdenziale italiano è diventato un coacervo d'ingiustizie e disuguaglianze tra chi è già in pensione e chi invece ci andrà nei prossimi anni

di Giovanni Pulvino (@PulvinoGiovanni)

Foto da leggioggi.it
Fino al 1992 l’accesso alla quiescenza avveniva ad un'età compresa tra i 50 e i 60 anni, in alcuni casi addirittura a 40 anni. Quel sistema ha favorito diverse categorie di lavoratori. Basti pensare alle pensioni baby o ai prepensionamenti adottati per evitare il fallimento o per attuare il risanamento finanziario delle grandi aziende pubbliche come Ferrovie dello Stato, Poste italiane, ecc.. La politica assistenziale adottata fino ad allora dai governi del pentapartito (Democrazia cristiana, Partito socialista, Partito liberale, Partito socialdemocratico e Partito repubblicano) aveva un solo scopo: impedire alla Sinistra, allora guidata dal Partito comunista italiano, di accedere al governo del Paese. Con la caduta del muro di Berlino, avvenuta nel 1989, ogni ipotesi di riforma radicale del sistema economico capitalista è venuta meno e con essa la necessità di elargire benefici e rendite alle clientele politiche.
Foto da paolocirinopomicino.it
In particolare, con Tangentopoli è iniziata una nuova fase politica, quella del rigore nei conti pubblici. I tagli alla spesa pubblica però non hanno riguardato la politica e gli apparati istituzionali, bensì il welfare, vale a dire hanno colpito i ceti sociali medio - bassi. La riduzione degli investimenti pubblici, in particolare nel Sud, il taglio degli organici nelle amministrazioni locali e nella pubblica istruzione e la modifica delle modalità di erogazione delle indennità di quiescenza sono solo alcuni esempi. Le riforme delle pensioni approvate negli ultimi 25 anni hanno creato un sistema ‘mostruoso’. Da un lato ci sono circa 700 mila italiani che sono in pensione da oltre 35 anni e 470 mila da 37 anni e che percepiscono indennità legate alle ultime retribuzioni percepite, mentre, dall’altro lato, con la riforma Fornero avremo pensionati con indennità calcolate con il sistema contributivo, quindi nella maggior parte dei casi irrisorie e che andranno in pensione a quasi settant’anni, cioè ad un età che è di oltre 20 anni maggiore rispetto a quella di coloro che li hanno preceduti.

Elsa Fornero - (foto da oggi.it)
Com'è stato possibile produrre un’ingiustizia cosi abnorme? Iniquità realizzata, peraltro, da tecnici ed esperti del lavoro come Giuliano Amato, Lamberto Dini, Romano Prodi, Mario Monti ed Elsa Fornero. Tutti componenti di governi sostenuti anche dal Centrosinistra che, come sempre nei momenti difficili per la nostra Repubblica, si pone come paladino e ’salvatore della Patria’, dimenticandosi, però, di tutelare gli 'ultimi' cioè coloro che dovrebbe difendere. Evidentemente chi ha governato e continua a governare, soprattutto i politici che si richiamano ai valori della Sinistra, non conoscono o fanno finta di non conoscere l’Italia e gli italiani, o almeno come vivono la gran parte di essi. Stare nei territori e tra la ‘gente’ non è solo un modo di dire da rispolverare nei giorni che precedono le elezioni, ma una necessità ineludibile per chi vuole praticare la ‘buona politica’.

Fonte: inps.it

venerdì 9 febbraio 2018

Per il 4 marzo adottiamo il Pil della felicità

'Il mondo, anche questo terribile, intricato mondo di oggi può essere conosciuto, interpretato, trasformato, e messo al servizio dell'uomo, del suo benessere, della sua felicità. La lotta per quest'obiettivo è una prova che può riempire degnamente una vita'. Enrico Berlinguer, 7 gennaio 1884

di Giovanni Pulvino (@PulvinoGiovanni)

Enrico Berlinguer - (foto da it.wikipedia.org)
La vita è un bene prezioso e non può essere sprecata con la logica dei numeri e della crescita economica ad ogni costo. Lo scopo primo di una moderna cultura politica deve essere quello di adoperarsi per creare le condizioni affinché i propri cittadini, nessuno escluso, possano vivere in modo dignitoso. Ed oggi questo può avvenire solo con un'equa redistribuzione della ricchezza prodotta. Il prossimo 4 marzo saremo chiamati ad eleggere i deputati ed i senatori che nei prossimi cinque anni legifereranno e governeranno il Paese. Ecco alcune proposte che i futuri gruppi parlamentari potrebbero impegnarsi a realizzare. 
Lavoro. Nel nostro Paese ci sono oltre tre milioni di disoccupati ed altrettanti Neet, cioè persone che non hanno un lavoro, non lo cercano e non studiano. A questi vanno aggiunti tutti coloro che hanno un'occupazione precaria o un lavoro irregolare. Quest’ultimo non solo è temporaneo ma è anche senza tutele e diritti. Le misure per ridurre le conseguenze sociali di questa drammatica situazione potrebbero essere: incrementare gli investimenti pubblici, adottare adeguate politiche industriali, accrescere gli incentivi all’occupazione, soprattutto nel Sud, ridurre le ore di lavoro a parità di salario o stipendio. Insomma, lavorare meno per lavorare tutti.
Foto da worldhappiness.report
Questione meridionale. Tutti i dati statistici ed i report che sono stati pubblicati negli ultimi anni dai vari enti di ricerca evidenziano un crescente divario economico e sociale tra le diverse aree geografiche dell’Italia. Il taglio d’investimenti pubblici e privati nel Sud del paese ha accresciuto il numero di disoccupati e di coloro che vivono in una condizione di esclusione sociale. Con questa situazione è inevitabile l’aumento del fenomeno migratorio verso il Centro - Nord, ma oggi non si tratta più di contadini che partono con la valigia di cartone, bensì di giovani diplomati o laureati. La condizione di sottosviluppo strutturale in cui si trova il Meridione è così accentuata dall’abbassamento del livello culturale e sociale dei residenti nelle regioni del Sud.
Lotta alla povertà. Oltre un milione e mezzo di famiglie, cioè circa quattro milioni e mezzo di persone vivono in condizioni di povertà assoluta. Garantire una vita dignitosa a tutti i cittadini è un obbligo costituzionale oltreché una questione etica. A tale scopo l’eliminazione dei ticket sanitari e l’erogazione di un reddito minimo a chi non lavora o non può lavorare è il minimo che una società civile ed evoluta possa ipotizzare. Anziché continuare a produrre beni o servizi utili solo ad accrescere la ricchezza di pochi, dobbiamo adoperarci per la felicità di tutti gli essere umani.
Foto da worldhappiness.report
Pensioni d’oro. Porre un tetto alle indennità pensionistiche e stabilire un importo minimo per quelle più basse. Inoltre, non erogare alcuna pensione a chi continua a lavorare e non ha necessità di un ulteriore reddito oltre a quello percepito.
Ridurre le tasse ai ceti medio - bassi. Aumentare l’imposizione per i redditi ed i patrimoni più alti e ridurre, invece, le imposte ai redditi medio - bassi.
Legare l’obbligatorietà dell’Imu e delle altre imposte locali al reddito percepito. In particolare abolire quelle per le piccole attività artigianali e commerciali.
Diritti. Semplificare le procedure per acquisire la cittadinanza italiana introducendo il principio del ‘diritto di suolo’.
Ridurre i vincoli burocratici e semplificare la legislazione. Le leggi dovrebbero avere come scopo quello di tutelare i più deboli. Invece la complessità normativa ed il suo linguaggio astruso sono utilizzati da chi è 'ricco' per mantenere il suo potere ed il suo status.
Astenersi dal proporre nuove riforme del sistema scolastico. Dopo i disastri prodotti dalla legge sulla #buonascuola, dalla riforma Gelmini e prima ancora da quella di Luigi Berlinguer, sarebbe opportuno non introdurre ulteriori norme sull'istruzione pubblica.
AmbienteAdottare un piano che rimuova tutte le fonti energetiche inquinanti. Incentivare la riduzione degli sprechi alimentari. Favorire la cooperazione e la solidarietà.
Costruire una società che sia più giusta e che dia a tutti le stesse opportunità è possibile, ma è necessario continuare a resistere e lottare per poterla realizzare.